In Val Sanche, nel versante occidentale della valle del Borbore, è Vezza d’Alba, paese di vigne alte. Lo conoscevo per le pesche, salde e succose; lo conoscevo per i vini Nebbiolo d’ogni rispetto, così da scrivere (Guida al Piemonte piacevole): «In buona parte del territorio comunale è prodotto il Nebbiolo e, in un vigneto, con caratteristiche tali, di bouquet e di nerbo e di stoffa, da meritare di essere eletto a cru eccezionale: Valmaggiore. Valmaggiore di La Vezza è nome da apprendere bene: in Francia sarebbe tra le fortunate glorie vinose; da noi finisce anonimo o quasi, tra i Nebbiolo»…..
…Ci sono andato, ho assaggiato il Nebbiolo, ancora una volta mi sono arrabbiato e commosso.
Perché commosso. Rare volte ho colto in un vino maggiore il desiderio di essere bevuto. Compiuto nel colore (rosso granato con nobile unghia aranciata) e nel sapore (austero ti sembrerebbe sino a severità, ma poi ti compiace sornione e sottolinea, sul nerbo sodo, la morbida stoffa), ha nel bouquet un qualcosa di così vivo, da commuoverti appunto, un fiato caldo carezzevole e vitale in cui più che la viola, cogli rosa e goudron (si dice goudron quel gusto, proprio dei grandi vini che ricorda – si tratta di una sfumatura, gradevolissima contro ogni supposizione – il catrame e la liquirizia; …….
Perché arrabbiato. Nebbiolo solo manca l’etichetta e Nebbiolo è nome qualunque, tale da confondere le idee, da mimetizzare tra i tanti, un vino grande quale quello da costringerlo all’anonimato (davvero non serviva nulla la lezione di Francia? i vini rossi di Borgogna, tutti d’uva pinot noir, hanno l’orgoglioso nome del luogo: Romanée Conti, La Tâche, Chambertin e via dicendo; e con il nome si affermano).
Vezza d’Alba, cru Collina del Turco, vitigno nebbiolo dovrebbe essere il suo nome.
E’ vino capace di lungo invecchiamento (l’assaggio è stato fatto su bottiglie del 1966, annata oltretutto mediocre): anche 10-12 anni se lui ha buon anno e tu sana cantina.
